sabato 15 agosto 2009

101 cose da fare prima di mettersi a dieta

Un libro carino e spiritoso...per quanto riguarda i consigli che vengono "elencati" alcuni sono già conosciuti (tipo mangiare sano, fare movimento, amare se stessi ecc), altri piccoli sono piccoli dettagli che magari possono dare una mano ad accettarsi


101 cose da fare prima di mettersi a dieta
Mimi Spencer

Mimi Spencer può contribuire a liberare le donne da una zavorra della modernità: la dieta. 101 cose da fare prima di mettersi a dieta parla infatti a quelle donne che per liberarsi dei chili di troppo si sottopongono a diete massacranti e spesso inutili. Un libro intelligente, spassoso ed esilarante da una scrittrice di costume.
Le diete non funzionano e mai funzioneranno, questa è la verità. Allora, dice Mimi Spencer, godiamoci il buon cibo in santa pace, cerchiamo di scegliere quello giusto, mangiamo come dio comanda, con tanto di posate, a tavola, gustandoci ogni boccone. Avere qualche chilo in più non è la fine del mondo. O comunque non è quello il problema. Il problema è che non funziona qualcosa nelle nostre relazioni interpersonali, nei criteri con cui scegliamo cosa comprare al supermercato, nel nostro rapporto con coltello e forchetta. In breve, nel nostro modo di vita. A volte ci si infila in un modello culturale che finisce per starci stretto e fare le grinze come un abito di due taglie in meno. Un modello che parcellizza e sgretola ogni attimo della quotidianità. E che porta a spizzicare più che a mangiare e a desiderare altro da ciò che siamo. Ma è lecito sentirsi grassi e mettersi a dieta? O forse – se in effetti ci sono dei chili di troppo e non ci si sente a proprio agio – è arrivato il momento di riorganizzare la propria vita e pensare a un restyling? Le scorciatoie e i trucchi di Mimi Spencer vanno in quest’ultima direzione. Il messaggio è chiaro: smetterla di considerare il cibo un nemico. Ovviamente – va da sé – con il sorriso sulle labbra.

Approfondimento
“Questo libro propone un percorso semplice e dettagliato per raggiungere questo obiettivo. Ti dirà esattamente come arrivare a una te stessa tutta nuova, il luogo dove ti sentirai, apparirai e sarai mille volte meglio di prima. Il fatto è che io so con certezza che puoi ottenere tutto ciò senza metterti a dieta (tendi bene le orecchie e sentirai gli angioletti cantare). Quindi non aspettarti autoflagellazione, autonegazione, sessioni di pesate, lamenti e succo di pompelmo a pranzo e a cena per le prossime sei settimane.

Piuttosto, passo dopo passo, in 101 punti, scoprirai

• Come smettere di giudicarti e cominciare a vivere.
• Come mangiare di più e pesare di meno.
• Come vestire abiti che snelliscono e apparire stupenda.
• Come cambiare la forma mentale per cambiare la forma fisica.
• Come mettere al bando la depressione da ciccia e trovare l’equilibrio del corpo.
• Mettersi a dieta è il problema, non la soluzione.

Questo è un libro in tempo reale e ti offre una promessa concreta: esamineremo il tuo rapporto con la forchetta, il frigorifero, la moda, le amicizie e i tuoi punti deboli. Sveleremo quale sia il vero sentimento che nutri nei confronti del tuo aspetto fisico e, in particolare, nei confronti di quelle parti del corpo che chiuderesti tanto volentieri in uno scatolone pur di non vederle più. Questo libro riflette sul perché noi siamo diventati un popolo di gelatine, che si accasciano davanti allo schermo del computer o del televisore, e spiega come si possa abbandonare dolcemente il divano e scivolare dentro un corpo migliore, senza rinunciare – e questo è il bello – alle comodità della vita. Per finire, la ciliegina sulla torta: a differenza di qualsiasi dieta, questo libro ti fornirà risposte buone a partire da oggi – non da domani, non da dopo il fine settimana, non da dopo che Natale sarà diventato gennaio. Ma da subito.”

Prefazione / Introduzione
dalla Introduzione
Mettersi a dieta? Non è così che si dimagrisce

Non ci vuole un genio per capire il paradosso che è al centro del nostro rapporto con il cibo: più siamo ossessionate dal mangiare “sano”, più grasse (e più infelici) diventiamo. Per ogni nuovo libro sulle diete che arriva sui nostri scaffali, prendiamo mezzo chilo; per ogni nuovo programma televisivo che pretende di insegnarci a dimagrire, allentiamo la cinta di una nuova, liberatoria tacca. Chiaramente, niente di tutto questo funziona, non funziona la privazione, non funziona la maniacalità, o almeno, non a lungo termine. Vale la pena di notare che le diete iniziate con l’inizio dell’anno nuovo vengono abbandonate in media dopo settantotto giorni – giusto in tempo per Pasqua, secondo un crudele scherzo del destino. Tutte sappiamo per esperienza che seguire una dieta significa perdere il piacere di mangiare e cadere in preda a un senso di smarrimento. Del resto, gli specialisti al lavoro nei laboratori dell’alimentazione dietetica fanno il possibile perché la situazione non cambi. Prova solo a immaginare cosa succederebbe se per caso si imbattessero davvero nel prodotto dietetico ideale, quello che ci fa diventare magre davvero, e ci fa restare tali. Perderebbero il lavoro prima ancora di avere il tempo di dire: “Aspartame”.
In realtà, si calcola che gli schemi dietetici convenzionali abbiano una percentuale di successo di un misero cinque per cento. Ed è tale la ricchezza delle prove a conferma di questo risultato così poco incoraggiante, che una squadra di psicologi dell’UCLA ha condotto un’approfondita analisi su trentun tipi di diete a lungo termine per arrivare a scoprire un’indiscutibile verità. “Numerosi studi indicano che sottoporsi a una dieta sia in realtà il preannuncio di un futuro aumento di peso” dice il rapporto dell’UCLA, pubblicato sul numero dell’aprile 2007 di “American Psychologist”. “Abbiamo cercato di trovare le prove del fatto che mettersi a dieta offra risultati concreti a lungo termine, e abbiamo scoperto che in realtà accade l’esatto contrario.” La ricerca ha dimostrato infatti che, benché le persone che si sottopongono a una dieta dimagrante possano perdere diversi chili nei primi mesi, la maggioranza di esse, nel giro di cinque anni ritorna al peso originario, mentre almeno un terzo finisce per pesare più di quanto pesasse prima di mettersi a dieta. Che enorme sforzo di volontà. Che drammatica autopunizione. E tutto per niente. Il rapporto concludeva sostenendo che è molto meglio non intraprendere alcuna dieta: “Non saremo messi peggio, e risparmieremo all’organismo i danni legati all’effetto yo-yo”.
Se ancora non ti basta, sappi che uno studio del 2003 ha scoperto che quanto più da bambini e da adolescenti si è stati sottoposti a una dieta, tanto più è probabile che si diventi obesi da adulti. Adesso, alcuni esperti ritengono che l’obesità sia nella maggior parte dei casi un disturbo provocato dal trattamento intrapreso per curarlo. Pare che i genitori che impongono ai figli diete molto rigide, o che si sottopongono a diete maniacali, trasmettano ai figli il messaggio che il cibo è un pericolo. Qualcosa di cui avere paura. Di conseguenza, molte di noi diffidano sempre di più degli alimenti e sono atterrite dalle E seguite da diversi numeretti, dalla Estherichia-coli, dai pesticidi e dalla provenienza dei prodotti, dalla quantità di sale e di zucchero, dai grassi e dal colesterolo, e da tutti gli altri maledetti antinutrienti che aspettano solo di corrompere le nostre innocenti forchette. In questo clima di terrore, non sorprende se precipitiamo nel caos. Per molte di noi questo è un mondo terrificante in cui il cibo non è più fonte di nutrimento e conforto, bensì l’opera di Belzebù. Questo secolo ha visto anche l’ascesa delle Diete Estreme – regimi duri, restrittivi, prescrittivi e (di frequente) decisamente pericolosi, che ci impongono, per perdere una taglia, di eliminare un’intera categoria di cibi o di annusare un baccello di vaniglia per sopire i morsi della fame. Così molte di noi viaggiano sulle montagne russe, passando dalla paura del grasso alla smania della magrezza, sempre bramose di qualche Nuova Grande Idea (meglio se avallata da una o più celebrità) che prometta di cancellare la “pancia a grembiulino”, i “rotolini alle braccia”, il “busto a forma di muffin”, la “tetta tripla”, e qualsiasi altra bruttura fisica che i settimanali abbiano pensato bene di evidenziare e mettere alla berlina.

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